Moccia sindaco: i Maya non erano arrivati a tanto

Moccia sindaco: i Maya non erano arrivati a tanto

10 aprile 2012

La situazione politica in Italia non è delle più rosee e da parecchi anni, anzi da diversi decenni, la sfiducia è palpabile. Dopo gli eventi degli ultimi giorni che riguardano gli scandali della Lega, che di Roma Ladrona aveva fatto il suo motto, davvero è difficile biasimare chi pensa che i partiti si occupino solo di rubare nelle tasche dei cittadini. Ora, da qui a candidare Moccia sindaco il passo è breve. Non è una trovata pubblicitaria, il contest di un nuovo reality o un gioco di ruolo del tipo “La politica fa schifo, amministrati da solo”. Molto più semplicemente a Rosello, paesino di 342 anime in provincia di Chieti, nel maggio prossimo si terranno le elezioni amministrative e la lista Autonomia e libertà ha chiesto allo scrittore Federico Moccia di candidarsi come sindaco.

I rosellani conoscono bene lo scrittore romano poiché da anni è un assiduo frequentatore della zona, dato che sua moglie è originaria di Giuliopoli, frazione di Rosello. Qualche giorno fa alcuni di loro lo incontrano e gli fanno l’audace proposta: vuoi diventare primo cittadino di Rosello? Moccia, prima di dire sì, si accerta delle reali motivazioni e alle agenzie giornalistiche spiega:  «Quando mi hanno chiesto di impegnarmi ho voluto sapere come fosse venuta fuori l’idea e loro mi hanno raccontato che stavano in autostrada e hanno visto il mio ultimo libro alla cassa. In quell’occasione spontaneamente hanno fatto sapere che io sono un assiduo frequentatore di Rosello riscontrando il grande interesse del loro interlocutore, deciso ad andare a Rosello per avere un mio autografo. Così hanno pensato che io potessi richiamare molta attenzione su questo paesino ritenendo, quindi, che potesse essere utile per far conoscere le sue bellezze. A quel punto non mi potevo tirare indietro. Se posso fare qualcosa di buono, io lo voglio fare e con piacere».

Nessuno può avere la presunzione di dire a priori che Federico Moccia non possa essere in grado di fare il sindaco né che non sia spinto da reali intenzioni politiche. Probabilmente gli si era accesa una lampadina già quando Alemanno, il sindaco della Capitale, lo aveva convocato per chiedergli suggerimento sul da farsi riguardo alla spinosa situazione dei lucchetti a Ponte Milvio. Moccia a buon diritto avrà pensato che dove mettere i lucchetti degli innamorati fosse una questione prioritaria nell’amministrazione comunale.

La lista che lo vedrà ospite si chiama Autonomia e libertà. Esiste da anni a Rosello e, con lo stesso nome, è presente anche in altri comuni d’Italia. Autonomia e libertà sono parole lapidarie, il significato è chiaro ed evidente. In una amministrazione comunale la parola autonomia risponde all’esigenza di essere svincolati dai partiti libertà non ha bisogno di definizioni. Autonomia e libertà, un chiaro appello allo Stato centrale da parte delle amministrazioni periferiche, appello in cui si ritrova il sentimento generale di cittadini esausti rappresentati da chi non li rappresenta più. Di fronte a queste istanze, però, suonano stonate le dichiarazioni e le motivazioni che ruotano intorno alla candidatura di Moccia. Alessio Monaco, sindaco uscente e capolista di Autonomia e libertà, dice che «in un momento di difficile crisi economica e sociale, una figura di spicco nel mondo della cultura sarà senz’altro un significativo contributo alla crescita di un piccolo comune». Enrico Di Giuseppantonio, presidente della Provincia di Chieti, aggiunge che questa è «una candidatura che sa di cultura, di notorietà e di apprezzamento». Dietro a questa richiesta ruota un unico messaggio: la popolarità.
Non importa il curriculum, il programma, il merito, le motivazioni. Importa solo se il candidato è famoso. Dopo diciassette anni di Berlusconi che dell’immagine ha fatto il suo vessillo, dopo ministri, deputati, segretari, dirigenti e quant’altro nominati non per merito, ma per interessi personali, dopo figli di leader diventati trota – perché non erano in grado di diventare delfini – con titoli di studio ottenuti a loro insaputa, dopo governi di destra e sinistra (o presunti tali) che ci hanno buttati al limite della miseria, economica e culturale, la grande svolta per recuperare autonomia e libertà risiede nella candidatura di uno scrittore di romanzi rosa?
Come direbbe la Sora Lella, annamo bene, proprio bene!

Sara De Santis