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Quando il genere sessuale si evolve insieme alla società
20 dicembre 2011
La linea di lingerie del marchio Hema ha scelto come testimonial Andrej Pejic, modello serbo-croato di 19 anni. La particolarità è che il prodotto pubblicizzato non è un paio di boxer, ma un reggiseno push-up. Invece di usare una modella androgina, i curatori della campagna pubblicitaria hanno pensato di usare qualcosa di simile e per fare prima hanno chiamato direttamente un maschio. Il messaggio è chiaro: se può funzionare per un uomo, perché non su una donna con poco seno? Il marketing è ottimo, non si discute.
Andrej non è un travestito né una transessuale, ma semplicemente un ragazzo eterosessuale che può vestire a suo piacimento i panni di uomo o di una donna, restando credibile in entrambe le mise. E’ interessante come spesso nella moda – nel mondo dell’arte in generale – con facilità venganosdoganati tabù e pregiudizi, soprattutto sessuali. Protetto da un mondo dorato, Andrej può permettersi il lusso di essere ambivalente. Nella vita reale forse avrebbe più problemi. Lo dimostra il fatto che questa pubblicità non fa parlare di sé per il reggiseno, le cui funzioni sono ben note, ma proprio per la stranezza di chi lo indossa, che è appunto il nucleo della campagna pubblicitaria. E’ evidente che Andrej Pejic non rientra nel concetto di normalità, anche se sarebbe bello che lo fosse. Una ragazza, commentando la foto dello spot in rete, scrive: «Da quando vivo in America tutto mi sorprende molto meno. Quando si è circondati ogni giorno da migliaia di diversità, colori, forme, culture, difficilmente ci si sofferma su un particolare. Il bello o il diverso diventano veramente soggettivi. Solo andando aldilà dei pregiudizi, si riescono a cogliere molteplici sfumature». Non c’è bisogno di andare in America per ampliare le proprie vedute e soprattutto non è detto che in America sia così facile, essendo un Paese ricco di contraddizioni nel quale infatti abbondano conservatori, bacchettoni o perbenisti ipocriti. La ragazza però dice bene, le sue osservazioni sono la base di una cultura dove davvero la differenza è ricchezza. Un maschio vestito da ragazza è diversità, per questo può far ridere, ma anche far paura e si sa quanto la paura sia matrice di azioni incontrollabili. A rigor di logica perciò, anche se i pubblicitari di Hema hanno dimostrato che la polemica sul sesso di Andrej ha funzionato, quindi esiste, sono da ringraziare per aver portato un tocco di estro e di diversità nelle case della gente.
A proposito di diversità che fa capolino nel mondo della normalità, la compagnia aerea thailandese PC Air è la prima ad aver fatto volare quattro hostess transessuali dall’aeroporto Suvarnabhumidi di Bangkok a quello di Suratthani. Le trans – a dire il vero ben lontane dall’immagine di transessuale a cui siamo abituati – sono entrate a buon diritto nell’organico della compagnia dopo essere state scelte tra oltre cento candidati travestiti e transessuali. La compagnia ora ha quattro hostess transessuali, diciannove donne e sette steward. A voler essere maliziosi si potrebbe pensare che la scelta sia stata fatta non tanto per elargire possibilità a chi è normalmente discriminato, ma per accaparrarsi più clienti. È noto che la Thailandia è una tra le più ambite mete del turismo sessuale, quindi hostess transessuali potrebbero essere un ottimo richiamo. Se invece si vuol guardare la faccenda senza dietrologie, allora non c’è dubbio che è stato riconosciuto un diritto fondamentale: il lavoro.
Sarebbe bello se le transessuali e i travestiti – come accade, almeno ufficialmente, per gay e lesbiche – potessero essere integrati in tutte le tipologie di lavoro senza discriminazioni sessuali. Oltre a vedere una trans nel mondo dello spettacolo, ci piacerebbe poterle pagare una bolletta alle Poste, vederla insegnare nella scuola dei nostri figli o chiederle se il nostro volo da Roma a Milano farà ritardo. Sarebbe il modello di una cultura civile, dove la potremmo trovare, per esempio, nello spot dei biscotti. Senza però il vantaggio della polemica. Così, solo perché è normale che una transessuale – o un ragazzo vestito da donna – mangi dei biscotti.
di Sara De Santis