Per i teenager il sesso inizia online
17 gennaio 2012
Un quattordicenne di Catania ha creato un sito su cui pubblicava foto sexy di ragazze minorenni. La Polizia postale, che ha indagato sul caso e poi ha chiuso il sito, ha scoperto che il ragazzo lo gestiva dalla biblioteca comunale perché non si arrivasse a lui e che usava le foto di ragazze ignare, pare tutte alunne di una scuola lombarda. Le ragazze si erano fotografate nude o in pose osé con i propri cellulari e avevano inviato in rete le immagini. Le precoci ragazzine hanno fatto il cosiddetto sexting, ovvero sex-texting, lo scambio di foto a sfondo sessualeattraverso il cellulare o la rete. Il ragazzo catanese evidentemente ha scaricato le immagini e le ha rese pubbliche o ancora più pubbliche.
Il caso coincide con quanto emerge proprio negli ultimi giorni dalla ricerca di Save the Children “Sessualità e Internet: i comportamenti dei teenager italiani“. Secondo la ricerca, il 4% di ragazzi e ragazze italiani fra i 12 e i 14 anni dichiara esplicitamente di inviare spesso fotografie di sé nudi o in pose sexy. Il dato è basso e presumibilmente non realistico perché quando invece si chiede loro un parere su quanto sia diffuso tra gli amici l’invio di video o immagini di sé nudi, allora la percentuale sale vertiginosamente al 22%. Il primo messaggio un po’ osé, con sottintesi e riferimenti sessuali, è stato inviato per il 47% tra i 10 e 14 anni. Le abitudini più diffuse sono l’invio di messaggi con riferimento al sesso, guardare video o immagini porno o erotici su Internet, dare il proprio numero di telefono ad “amici” su Internet, pubblicare foto o video dei propri rapporti sessuali e avere rapporti intimi con qualcuno conosciuto solo in rete.
«Quello che colpisce – dichiara Raffaela Milano, responsabile Programmi Italia e Europa di Save the Children – è che questi giovani si dichiarano consapevoli dei rischi e dei pericoli nei quali rischiano di incappare. Le molestie ricevute vengono segnalate come un problema all’ordine del giorno da circa un terzo degli intervistati, così come l’alta probabilità di imbattersi in maniaci o squilibrati in caso di scambio di immagini a contenuto sessuale». Non è quindi l’informazione a fare da deterrente. Anzi, la consapevolezza rende i ragazzi in un certo senso ancora più sicuri e senz’altro maggiormente capaci di mentire ai propri genitori sull’utilizzo reale che fanno della rete.
A questo proposito è bene ricordare l’indagine svolta alla fine del 2011 da EU Kids Online Network su 25 paesi europei, che ha interessato circa 25.000 ragazzi tra i 9 e i 16 anni e i loro genitori. Il dato più impressionante svela che il 70% dei genitori ignora le capacità informatiche dei figli e, soprattutto, quello che fanno davanti al pc. Dalla ricerca emerge che Internet fa parte della vita di quasi tutti i ragazzi, di cui la maggior parte si connette quotidianamente. Anche questa ricerca conferma dati elevatissimi sul sexting, sulla visione di materiale pornografico e sull’incontro reale di persone conosciute in rete.
L’immagine che ne viene fuori è di adolescenti e preadolescenti che davanti a uno schermo vivono con grande anticipo la scoperta sessuale e in perfetta solitudine. Sottolinea Raffaella Milano di Save The Children che «le motivazioni che spingono i ragazzi sembrano essere afferenti più alla sfera dell’autostima e dell’affermazione di sé stessi che il frutto di una valutazione attenta e lucida e questo sembra confermare come l’utilizzo di Internet e cellulari sia fortemente influenzato dalla sfera delle relazioni e delle emozioni».
C’è da notare che non solo Internet accelera la naturale curiosità intorno alla sfera sessuale, ma soprattutto dà spazio all’esigenza di essere visibili e riconosciuti dalla gente. Per essere popolare e quindi avere click o raggiungere un numero altissimo di amici in rete – e forse amici reali – questi ragazzi usano il sesso come fattore determinante per attirare l’attenzione. Avendo assimilato facilmente dai media che il sesso attira, usano il corpo per colmare le naturali insicurezze da adolescente.
I genitori dovrebbero prepararsi a ben altro tipo di approccio. Inutile continuare a spiegare i rischi o vietare l’accesso alla rete, non c’è niente di più attraente dello spirito di contraddizione. Semmai sarebbe più opportuno, dopo aver conosciuto bene le abitudini dei propri figli, lavorare sulla loro autostima e sull’accettazione di sé, come tutti i genitori hanno dovuto – o avrebbero dovuto – fare con i figli adolescenti, a prescindere da quanto fossero stimolati dal mondo esterno. Respirare. E mai dimenticare che anche i nostri genitori dicevano “ai miei tempi era diverso”.
Sara De Santis